La Dolce Vita secondo Emilio Federico Schuberth
Emilio Federico Schuberth fu un’icona dell’esteriorità e la pellicola del giornalista Antonello Sarno, Schubert, l’atelier della Dolce Vita, accarezza come un soffio magico il suo stile unico, femminile ed identificativo di un’epoca. Nel film la Dolce Vita di Fellini, infatti, si scorge il profumo Schu del maestro couturier e negli inviti di nozze di allora si scriveva: “La sposa indosserà un abito di Schuberth”, come marchio di garanzia, che non fu tralasciato neppure per la celebrazione delle nozze di sua figlia Gretel, giocando con la tipica ironia dello stilista. In un documentario arricchito di testimonianze d’eccezione come Sophia Loren, Micol Fontana, Pierre Cardin, Bernardo Bertolucci, Carlo Rosella, Adele Cambria e Christian De Sica, il regista rivela che Schuberth era il sarto delle dive e delle regine.
Over the rainbow, la rinascita

Saideke Balai – Worrions of the Rainbow: Seediq Bale
SaideKe Balai – Worrions of the Rainbow: Seediq Bale di Te-Sheng Wei, in concorso a Venezia ’68, è un vero e proprio kolossal prodotto, tra gli altri, da John Woo. Ben 25 milioni di dollari per raccontare il tentativo di ribellione della tribù aborigena degli Atayal contro i coloni giapponesi, insediati nell’isola di Taiwan dal 1895 al 1945. Il rigoglioso territorio di Wushe, pieno di acqua, minerali, montagne, sembra sacro e magico già al primo impatto con la pellicola; infatti, la storia di questo massacro trascende la legge della guerra prodotta dell’uomo, innalzandola ad una dimensione alta, come un arcobaleno di sacralità intriso di dolore, rimorso e sangue. Siamo di fronte ad una natura che impone leggi dolorose, inondate di sangue ad ogni tappa della vita, partendo da quella iniziatica del guerriero, affinché possa fregiarsi con orgoglio dei tatuaggi di appartenenza…altro che moda e frivolezza odierne! Per noi occidentali di oggi è difficile comprenderlo ma la purezza delle tradizioni, del rispetto dei morti – anche i latini avevano il culto dei Lari e dei Penati – come la donazione della propria vita per una causa d’appartenenza intima, potrebbero condurre lo spettatore alla riscoperta dell’essenza e del valore dell’essere. La morte certa a cui vanno incontro i ribelli, vincendo per orgoglio e principio già in partenza, pur nella sconfitta e nel massacro sacrificale, è un tema già contemplato nella letteratura teatrale ma qui, purtroppo, è un drammatico riporto storico. Shakespeare, ad esempio, ne parla per bocca di Amleto, nel monologo del IV Atto, a proposito di Fortebraccio, ultimo appello, per giunta, della sua coscienza al principe indeciso.
Diana Vreeland e il fashion editing

Il documentario Diana Vreeland: The Eyes Has to Travel dei registi Frederic Tcheng e Jorgen Perlmutt, Fuori Concorso alla kermesse cinematografica veneziana 2011, pur entrando nel campo effimero della moda, tocca un personaggio trans-epocale: il colosso Diana Vreeland, inventrice del fashion editing. A vent’anni dalla sua morte, il mito della Vreeland è ancora pulsante, per il tributo tuttora vivo che la sua visionarietà diede ai fashion magazine. Profondamente innamorata dell’originalità e della diversità, scorgeva nelle persone qualità sconosciute ad esse stesse, le estraeva come si fa con i diamanti e le faceva risplendere, inventando per ognuna il suo proprio taglio a brillante. Diana dominò per mezzo secolo, a cominciare dai diktat proposti dalle riviste che diresse - Harper’s Bazaar e Vogue - fino a rivoluzionare il Constume Institute, allorché divenne consulente del Metropolitan Museum of Art di New York.
Le energie pulite in un manuale
Nasce dal desiderio di colmare la lacuna della scarsa informazione sulla produzione e l’uso dell’energia il volume Il futuro dell’energia, scritto a quattro mani da Mario Tozzi e Valerio Rossi Albertini per Edizioni Ambiente. Entrambi ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche, i due autori sono, rispettivamente, geologo da tempo prestato alla divulgazione scientifica il primo e fisico nucleare specializzato in Scienza dei materiali e docente presso l’Università La Sapienza di Roma il secondo.
Grazie anche alla complementarietà delle loro formazione e dell’attività svolta, i due scienziati hanno realizzato un testo agile, che, seppur sinteticamente, offre una panoramica completa della situazione attuale in tema di fonti energetiche alternative e getta uno sguardo alle nuove possibilità che la ricerca in questo settore offre.
L'annessione dell'Abruzzo all'Italia unita

La spedizione dei Mille era praticamente finita. La Sicilia, con la sola eccezione di una fortezza a Messina, era tutta in mano a Garibaldi, o meglio ad Agostino Bertani, di formazione medico ma per vocazione politico rivoluzionario, nominato dal Generale pro-Dittatore dell'isola. Lui, Garibaldi, il Dittatore in capo, insofferente dell'attività politica e dell'inattività bellica, si era rimesso in marcia per proseguire con le armi la conquista del Regno del Sud. Era risalito per la Calabria e per la Campania e, senza incontrare resistenze di rilievo, era giunto fino in prossimità di Napoli, dove avrebbe messo piede il 7 settembre del 1860 accolto da un tripudio di folla festante. Federico II di Borbone aveva appena abbandonato la città fuggendo verso Gaeta.
Il giorno prima dell'ingresso nella capitale campana, Garibaldi aveva incontrato due docenti universitari, Salvatore Tommasi e Raffaele Piria, che agendo per conto di Cavour l'avevano scongiurato di procedere all'annessione di tutto il meridione al Regno di Sardegna. I due però non si erano dimostrati buoni diplomatici e l'unica conseguenza dell'incontro era stata un irritato fastidio manifestato da Garibaldi nei confronti del primo ministro piemontese.
Noto per le sue posizioni "moderate" a favore dell'unificazione dell'Italia sotto la monarchia dei Savoia, poco tempo prima, ai primi di agosto, Tommasi era stato chiamato da Cavour e invitato a scendere nel sud Italia tenendosi pronto a svolgere una discreta attività politica a vantaggio del Piemonte. La prima prova sul campo, l'incontro con Garibaldi, non aveva avuto i risultati sperati, ma il conte ministro, i suoi confidenti e Tommasi stesso non avevano ritenuto di dover abbandonare la partita, il che avrebbe significato d'altronde lasciare campo libero ai mazziniani per sollecitare una rivoluzione di popolo a forte impronta repubblicana.
Pochi giorni dopo l'appuntamento con il Generale, Tommasi si accinse dunque a una nuova missione in Abruzzo: una «debolissima missione», scrisse in una lettera a un amico, consistente nel verificare la possibilità di un'annessione pacifica dell'intera regione al Regno di Sardegna. I primi contatti con i sindaci del luogo gli dettero uno slancio insospettato e presto si ritrovò ad aver cambiato idea su quella che prese a denominare «una santa missione». Senza nemmeno dover faticare troppo, se non per gli affrettati spostamenti in un territorio complesso e disagevole, in pochi giorni il medico accumulò decine di firme di primi cittadini della zona, che in nome dei loro governati dichiaravano l'adesione al regno sabaudo. La mattina del 7 ottobre del 1860 ad Ancona, andandogli incontro all'uscita dalla messa, Tommasi porse al re un documento ufficiale sottoscritto da 150 sindaci di Comuni abruzzesi.
Fermate quei neutrini!
Editoriale
Voglio che qualcuno fermi quei neutrini nella loro corsa folle per arrivare presto, molto presto, quasi subito, al traguardo. Per arrivarci – come sembra – prima della luce, che pure tanto piano non andava. Voglio che qualcuno li fermi, o quanto meno provi a intralciarli e rallentarli un po', così da farli arrivare con calma. Lo voglio per una serie di motivi, ma soprattutto perché sono stanco. Un po' anziano e stanco. Vi state chiedendo che c'entra la mia stanchezza con la corsa a precipizio dei neutrini? Be', se avrete la pazienza di arrivare in fondo a questo articolo lo capirete.
Tutto nasce dal fatto che della scienza mi sono innamorato presto, nella mia vita. Probabilmente in qualche indefinibile momento durante il corso del mio iter scolastico, verso i tredici o quattordici anni. Mi ricordo in particolare di un libro responsabile di questo innamoramento, un libro dove si parlava di natura, cioè di come sono fatti il mondo e l'essere umano, ma anche di scienza vera e propria, cioè di come si fanno le ricerche, gli studi, gli esperimenti, per scoprire come sono fatti il mondo e l'essere umano. E quella è stata la mia prima impressione della scienza che, come il primo amore, non si scorda mai: una serie di informazioni e di dati, strettamente unita alla conoscenza degli esperimenti eseguiti per raccoglierli, delle idee che li hanno guidati, e dei metodi che sono stati seguiti.
Crescendo, tutti questi concetti sono divenuti più dettagliati, completi, numerosi, e in pochi anni mi son fatto un'idea – credo – abbastanza buona di come è fatto il mondo e di come si fa ricerca: quanto meno in certi campi, perché per tutto sarebbe impossibile. Ma a questo punto è cominciata a succedere una cosa strana. Dapprima sporadicamente, poi sempre più spesso, alcune delle conoscenze certe già acquisite hanno cominciato a vacillare, a sfocarsi, a dissolversi, a trasfigurarsi, lasciando intravedere la necessità di essere sostituite da altre "nuove" o "più esatte". Diverse. E io, in buon ordine, mi sono adeguato.
Lilio, lo sconosciuto inventore del calendario

Si deve a questo studioso calabrese del ’500 l’attuale sistema di misurazione del tempo. Eppure della sua vita e della sua attività di scienziato si sa poco. Un ricercatore dell’Iccom-Cn, ne sta promuovendo la riscoperta, attraverso un libro e alcuni convegni
Medico, matematico e astronomo del 1500, Luigi Lilio occupa un posto di rilievo nella storia della misurazione del tempo. Si deve a lui, infatti, l’ideazione del calendario gregoriano. Eppure dell’importanza delle sue intuizioni è rimasta solo qualche debole traccia. La scarsa notorietà del personaggio è dovuta al fatto che la riforma del calendario non porta il suo nome bensì quello di papa Gregorio XIII che l’ha divulgata nel 1585. Ma è il calendario di Lilio quello che ancora oggi si usa.
La riscoperta di questa interessante figura si deve anche all’attività e alla passione di Francesco Vizza, ricercatore dell’Istituto di chimica dei composti organo metallici (Iccom) del Cnr che sullo studioso ha di recente pubblicato un libro e promosso convegni di approfondimento.
L’importanza di Lilio emerge a pieno se si considera che nel Cinquecento erano ancora inesistenti le leggi dei modelli planetari e non erano ancora state acquisite molte conoscenze astronomiche e matematiche. Malgrado questi limiti, lo scienziato ha sciolto un nodo che per secoli aveva impegnato personalità di tutto rispetto, come Niccolò Copernico, che però aveva fallito.
Guerre & Pace

Giunto alla IX Edizione, il Guerre & Pace Filmfest, svoltosi dal 18 al 24 luglio presso il Forte San Gallo di Nettuno, ha stilato un programma dedicato interamente alle celebrazioni del 150° Anniversario dell'Unità d'Italia.
La manifestazione la cui direzione artistica è stata affidata a Stefania Bianchi, è stata organizzata dall'Associazione Culturale Seven con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della Regione Lazio, dell'Istituto Cinecittà Luce e dell'Università Civica di Nettuno.
Il Guerre & Pace Filmfest, da sempre rassegna cinematografica che tratta di questioni relative ai conflitti ed ai processi di pacificazione, quest'anno ha ripercorso, attraverso lo sguardo del cinema italiano, le vicende che hanno segnato la storia del nostro Paese.
Un percorso lungo 150 anni fatto rivivere attraverso la forza evocativa delle immagini. Un'occasione per riflettere su alcuni momenti salienti della nostra storia, partendo dalla strage di Nassiriya e retrocedendo con gli anni di piombo, la Resistenza, la seconda guerra mondiale fino agli avvenimenti storici del Risorgimento.
Dormire fa bene alla linea

Uno studio multicentrico svolto nell’ambito del VI Programma Quadro rivela che i bambini che dedicano meno ore al sonno tendono a essere in sovrappeso rispetto ai coetanei che riposano di più
I bambini del Nord Europa dormono in media più dei loro coetanei dei paesi meridionali; i bimbi che frequentano la scuola dell’infanzia riposano più di quelli della primaria. Differenze esistono anche tra piccoli normopeso e sovrappeso: i primi dedicano al sonno 30 minuti di più a notte rispetto ai secondi. Sono alcuni dei dati contenuti nel progetto Idefics (Identification and prevention of dietary and lifestyle induced health effects in children and infants), uno studio multicentrico finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del VI Programma Quadro. La ricerca, pubblicata sulla rivista Sleep, ha coinvolto 16.224 bambini di età compresa tra i 2 e i 9 anni appartenenti a otto nazioni europee: Italia, Estonia, Cipro, Belgio, Svezia, Ungheria, Germania e Spagna. I piccoli sono stati divisi in due classi di età: 2-6 anni, scuola dell’infanzia; 6-9 anni, scuola primaria.
“L’ampiezza del campione, la sua rilevanza strategica in tema di prevenzione, le caratteristiche cross-culturali e l’uniformità delle procedure operative hanno reso il progetto adatto all’analisi dell’associazione tra durata del sonno e sovrappeso”, spiega Gianvincenzo Barba dell’Istituto di scienze dell’alimentazione (Isa) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Avellino, tra i firmatari dell’articolo scientifico. “In particolare, è stato analizzato il rapporto tra durata del sonno e adiposità in età pediatrica”.
Arriva il laser intelligente contro gli incendi boschivi

Il dispositivo è stato messo a punto dal Consorzio Crati e dall’Isac-Cnr, in collaborazione con l’Università Tor Vergata di Roma
Individuare gli incendi boschivi tempestivamente e localizzare con precisione il loro punto di innesco. È quanto consente di fare il laser “intelligente” messo a punto, all’interno del progetto Alpi, dal Crati (Consorzio per la ricerca e le applicazioni di tecnologia innovativa), con sede a Rende (Cs), presso l’Università della Calabria, e dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Lamezia Terme (Cz), in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria dell’Università Tor Vergata di Roma. Gli incendi boschivi costituiscono una delle più gravi emergenze che l’Europa mediterranea - e il nostro Paese in particolare - si trovano ad affrontare periodicamente. E uno dei problemi principali è costituito dal ritardo che si registra tra l’innesco dell’incendio e il momento dell’intervento da parte delle strutture competenti. Agire nelle prime fasi dello sviluppo delle fiamme ridurrebbe i danni, consentendo inoltre un risparmio di risorse.
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