Esiste una connessione stretta tra la parodontite e il diabete e a rivelarlo è uno studio internazionale a cui hanno partecipato anche i professori Filippo Graziani e Anna Solini del dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell’area critica dell’Università di Pisa: curando l’una si migliora l'altra e, viceversa, se si trascura una delle due, l’altra si aggrava. Inoltre, chi si ammala di parodontite ha un rischio diabete di almeno il 20% più alto rispetto a chi ha le gengive sane, a parità di altri fattori di rischio per il diabete. Infine, un soggetto diabetico che ha anche la parodontite presenta delle complicazioni diabetologiche più gravi rispetto a chi ha solo il diabete.
Questo studio ha costituito la base per un documento congiunto pubblicato sia sul “Diabetes Research and Clinical Practice”, sia sul “Journal of Clinical Periodontology” promosso dai parodontologi della Federazione Europea di Parodontologia e i diabetologi della Federazione Internazionale Diabete.

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Uno studio a cui ha partecipato anche l’Università di Pisa rivela che curando una patologia, anche l’altra migliora
Una goccia aiuterà a fare diagnosi precoci di numerose malattie
28 Mar 2018 Scritto da Istituto di fisica applicata 'Nello Carrara’ del CnrIl metodo innovativo, messo a punto da un team di ricercatori dell’Ifac-Cnr, permette di rilevare piccole tracce di precursori di malattie tumorali e neurodegenerative in singole gocce di fluido biologico, aprendo la strada a diagnosi precoci, non invasive e poco costose. Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports del gruppo Nature
Grazie a un metodo innovativo, rapido e che non richiede l’uso di attrezzature complesse è possibile individuare piccolissime tracce di molecole precursori di malattie in singole gocce di campione. A metterlo a punto, un team di ricercatori dell’Istituto di fisica applicata ‘Nello Carrara’ del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifac-Cnr). Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature.
“La metodologia si basa sulla misura effettuata al bordo di una goccia di fluido biologico, mentre evapora intorno ai 5°C. A questa temperatura, poco superiore alla soglia di congelamento, le molecole contenute nella goccia si accumulano in modo organizzato ai suoi bordi senza perdere le loro proprietà biologiche e funzionali”, spiega Paolo Matteini dell’Ifac-Cnr, coordinatore della ricerca e del team. “Questi accumuli temporanei di molecole diventano ultradensi, rendendo così possibile evidenziarli con sistemi spettroscopici usati comunemente nelle analisi di laboratorio. Gli aspetti interessanti e innovativi del metodo riguardano la possibilità di rilevare e studiare in modo rapido e senza nessuna particolare preparazione, in campioni di pochi microlitri di liquido biologico, alcune specie molecolari presenti in tracce nei fluidi corporei, come i precursori di malattie tumorali o di patologie neurodegenerative quali l’Alzheimer e il Parkinson”.
Gli esperimenti condotti finora hanno dimostrato la validità di questo approccio. “Questo metodo consentirà di sviluppare test a basso costo per la diagnosi precoce, affiancando gli esami clinici attualmente impiegati, più invasivi per il paziente e onerosi per il sistema sanitario nazionale”, conclude Roberto Pini, direttore dell’Ifac-Cnr.
NG Detectors, l’innovativa startup Sapienza, realizza un dispositivo per la diagnosi rapida del tumore al seno
28 Mar 2018 Scritto da Comunicato La SapienzaOttimizzare la metodica e ridurre i tempi della diagnosi è l’obiettivo della ricerca biomedica che fa ricorso sempre più spesso a strumenti e conoscenze mutuate dalle nuove tecnologie digitali, proponendo sul mercato prodotti dalle caratteristiche uniche e innovative. È quello che ha fatto la NG Detectors. La startup ha concentrato la propria attività nella industrializzazione di GonioProbe, una applicazione di nuova generazione per la chirurgia radio guidata, che sfrutta l’idea della “Sonda scintigrafica goniometrica”, brevettata dalla Sapienza e ideata da Roberto Pani, professore ordinario di Fisica medica e direttore scientifico della startup. Si tratta di un dispositivo di rilevazione per impiego chirurgico in grado di identificare rapidamente e con assoluta precisione i “linfonodi sentinella” nella stadiazione del carcinoma mammario.
Melanoma, +34% di casi in 5 anni. E 20% nuove diagnosi riguarda under 40
26 Mar 2018 Scritto da OmceoIl 20% delle nuove diagnosi di melanoma riguarda i giovani under 40. Questo tumore della pelle particolarmente aggressivo e' in costante crescita, negli ultimi 5 anni infatti si e' registrato un aumento del 34% dei nuovi casi nel nostro Paese: nel 2017 ne sono stati stimati circa 14mila, erano 10.400 nel 2013. È dimostrato che l'eccessiva esposizione ai raggi Uv svolge un ruolo decisivo, raddoppia infatti il rischio di sviluppare la malattia.
Per sensibilizzare tutti i cittadini sull'importanza della prevenzione, la Fondazione Melanoma ha realizzato uno spot disponibile sul sito fondazionemelanoma.org, che avra' ampia diffusione nei social network e nelle emittenti televisive. Nel video, che e' stato realizzato con il contributo di Bristol-Myers Squibb, viene mostrata una ragazza di spalle, i nei sulla sua schiena sono il "ricordo" dei momenti trascorsi al sole, troppo spesso senza protezione, che la pelle non dimentica.
Identificati geni coinvolti nell’invecchiamento del cervello
20 Mar 2018 Scritto da LA SAPIENZA COMUNICATIUn gruppo di geni coinvolti nell’invecchiamento del cervello correlato all’età è stato identificato dal team di ricerca del Dipartimento di Biologia e biotecnologie "C. Darwin" della Sapienza, in collaborazione con il Babraham Institute di Cambridge. I risultati dello studio, pubblicato sulla rivista Aging Cell, mostrano che uno di questi geni, denominato Dbx2, può determinare un invecchiamento precoce delle cellule staminali neurali, riducendone la capacità di crescita. Le cellule staminali neurali sono responsabili della produzione di nuovi neuroni nel cervello adulto. Con l'età, le cellule staminali producono sempre meno cellule nervose e ciò può causare un deterioramento delle capacità cognitive del cervello. Il team di ricerca internazionale ha confrontato l’attività genica delle staminali neurali di topi vecchi e giovani, identificando 254 geni la cui attività si altera nelle cellule vecchie. E’ stato osservato che, mentre per molti di questi geni l’attività si riduce, per il gene Dbx2 aumenta.
Sulla rivista PlosOne un studio sulle modalità ludiche di gorilla e scimpanzé realizzato da un team di etologi delle Università di Pisa e Torino
Dimmi come giochi e ti dirò chi sei e, soprattutto, come stai con gli altri. Il gioco è infatti una cartina di tornasole fondamentale per comprendere la qualità delle relazioni che legano gli individui fra loro. A svelare i risvolti sociali dei comportamenti ludici arriva una nuova ricerca di un team di etologi delle Università di Pisa e Torino appena pubblicata sulla rivista PlosOne. Giada Cordoni, Ivan Norscia, Maria Bobbio ed Elisabetta Palagi hanno studiato come giocano scimpanzé e gorilla, due specie che condividono con noi il 98-99% del DNA e che rappresentano un ottimo modello per capire qualcosa di più anche sull’evoluzione del nostro comportamento. La fase sperimentale del lavoro si è svolta in Francia, nello ZooParc de Beauval a St. Aignan sur Cher, dove i ricercatori per tre mesi hanno osservato le colonie di 15 scimpanzé e 11 gorilla e stilando dei report giornalieri.
“Abbiamo messo in relazione il gioco con la propensione a costruire rapporti attraverso comportamenti di affiliazione e supporto – racconta Elisabetta Palagi del Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa - quello che è emerso è che gorilla e scimpanzé sono profondamente diversi per l’organizzazione sociale e il modo di creare amicizie e alleanze”.

Per questo, anche in seguito ad alcuni recenti fatti di cronaca, la societa' scientifica ha deciso di ribadire quanto espresso nel suo position paper del 2017 realizzato insieme alla Societa' italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps) e alla Societa' di medicina perinatale (Simp). "Il pediatra ha il compito e il privilegio di aiutare i genitori italiani a sviluppare e mantenere corretti stili alimentari per se' e per i propri figli dalla nascita fino all'adolescenza- commenta il presidente nazionale Fimp, Paolo Biasci- Pertanto ci troviamo in prima linea nell'accompagnare anche quelle famiglie che scelgono un'alimentazione a base vegetale parziale o totale. Senza una nostra corretta consulenza il rischio e' che i genitori cerchino informazioni nei forum presenti nel web rifugiandosi in pericolosi fai-da-te".
Novità assoluta nel panorama accademico italiano, l’infrastruttura è nata su iniziativa delle Università di Pisa e di Genova
È nato il “Centro interuniversitario per la promozione dei principi delle 3R nella didattica e nella ricerca (Centro 3R)”, novità assoluta nel panorama accademico italiano, nato su impulso delle Università di Pisa e di Genova. Il Centro 3R (www.centro3r.it) è una infrastruttura che si prefigge di avviare un processo di sensibilizzazione di studenti, ricercatori e docenti alla sperimentazione responsabile e ai metodi alternativi all’uso degli animali, in ottemperanza alla direttiva UE 2010/63 sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, recepita in Italia con il D.Lgs. 26 del 4 marzo 2014. L’inaugurazione è stata ospitata al Centro congressi delle Benedettine, dove hanno portato i loro saluti il prorettore vicario dell’Università di Pisa, Nicoletta De Francesco, e il rettore dell’Università di Genova, Paolo Comanducci.
3R è l’acronimo di Replacement (sostituzione delle sperimentazioni sugli animali con metodi alternativi ogni qual volta questo sia possibile), Reduction (riduzione al minimo indispensabile del numero di animali utilizzati) e Refinement (continuo perfezionamento dei metodi impiegati allo scopo di ridurre la sofferenza degli animali). Il concetto delle 3R è stato per la prima volta introdotto da W. Russel e R. Burch nel 1959 in “The Principles of Humane Experimental Techniques”.
Più bravi con i calcoli se si ascolta la pioggia o la musica
12 Mar 2018 Scritto da Università degli studi di Milano Bicocca
Il silenzio è d’oro? Non per chi deve svolgere calcoli. Per migliorare l’abilità aritmetica sono più preziosi il rumore della pioggia o l’ascolto di un sottofondo ritmico e stimolante, come un tempo allegro di una sinfonia di Beethoven. Lo afferma lo studio When listening to rain sounds boosts arithmetic ability (DOI 10.1371/journal.pone.0192296) del dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, pubblicato sulla rivista scientifica PLOS ONE. Il gruppo di ricerca coordinato dalla neuroscienziata Alice Mado Proverbio ha analizzato l'influenza di diversi tipi di ascolto musicale (brano agitante, gioioso o rilassante), rispetto ai suoni della natura - come lo scrosciare della pioggia o le onde dell’oceano - e rispetto al silenzio, sulla capacità di studenti universitari di eseguire a mente delle operazioni aritmetiche. Allo studio hanno partecipato cinquanta studenti, provenienti da corsi di studio umanistici e scientifici (25 donne e 25 uomini, dei quali 25 introversi e 25 estroversi). I due gruppi differivano per la maggiore o minore socievolezza, riflessività e capacità di concentrazione. Ai partecipanti, seduti di fronte a uno schermo con indosso una cuffia, sono state presentate 180 operazioni aritmetiche (una ogni 3 secondi: 1.5 secondi per leggere l’operazione e 1.5 per decidere se il risultato proposto fosse giusto o sbagliato). Le operazioni potevano essere divisioni, moltiplicazioni, sottrazioni o addizioni, facili (ad esempio: 98-98) oppure difficili (ad esempio: 910/130; 1862/318).
Dolore renale cronico, un disturbo raro ma molto invalidante che colpisce soprattutto le donne. Fatta luce sulla sua origine grazie a ricerca condotta presso il Gemelli di Roma
12 Mar 2018 Scritto da Policlinico A. Gemelli
Prof. Giovanni Gambaro
Pubblicato sul Journal of Nephrology, lo studio reso noto in occasione della “Giornata Mondiale per la salute del Rene”, quest’anno dedicata alla donna. Potrebbe portare a miglioramenti della qualità di vita e a nuove terapie per queste pazienti.
Dolore renale cronico associato a una malattia che colpisce soprattutto le donne, il “rene con midollare a spugna”: grazie a una ricerca condotta presso la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma e l’Università Cattolica in collaborazione con la New York University si è scoperto che il dolore è spesso indipendente dalla espulsione dei calcoli. Ciò ha consentito di ipotizzare le sue cause nonché nuove forme di trattamento.
È il risultato reso noto in occasione della Giornata Mondiale del Rene (campagna di sensibilizzazione con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione sull’importanza della salute renale per il mantenimento della salute globale dell’organismo) che si celebra oggi, giovedì 8 marzo, e che è dedicata quest’anno alle malattie renali nelle donne. Pubblicata sul “Journal of Nephrology”, la ricerca è stata condotta presso il Centro per le Malattie Rare del Rene della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli, diretto dal professor Giovanni Gambaro, e che fa parte della rete ERKnet, che riunisce i centri di eccellenza europei per le malattia rare del rene. Il centro del Policlinico Gemelli si occupa di Rene con Midollare a Spugna da molti anni, avendo come mission sia la cura dei pazienti che la ricerca su questa malattia.
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