Cellule derivate da Leucemia linfocitaria cronica trattate con quercetina e con il farmaco apoptogenico ABT-737. In verde chiaro, le cellule tumorali morte 

Un team di ricercatori dell’Isa-Cnr ha indagato in modo specifico l’utilizzo di questi antiossidanti naturali nelle patologie tumorali, evidenziando in due studi i pro e i contro del loro uso e dimostrando che in alcuni casi l’effetto prescinde dall’attività antiossidante.

Le ricerche sono state pubblicate su Seminars in Cancer Biology e su Oncotarget

I polifenoli, composti naturali presenti in abbondanza in frutta e verdura spesso presentati come salutari, fanno davvero bene? Hanno cercato di rispondere al quesito i ricercatori dell’Istituto di scienze dell’alimentazione del Consiglio nazionale delle ricerche (Isa-Cnr) di Avellino con due distinti studi. Gli autori concludono che lo studio degli effetti benefici dei polifenoli nella prevenzione e nella terapia del cancro va affrontato sfruttando modelli cellulari adeguati e selezionati per la loro elevata specificità. L’efficacia va, pertanto, valutata con attenzione. Nella ricerca pubblicata su Seminars in Cancer Biology, il team dell’Isa-Cnr ha analizzato la capacità di queste sostanze di agire da antiossidanti, cioè di neutralizzare i radicali liberi responsabili dell’invecchiamento, evidenziando la differenza tra i dati ottenuti in modelli animali e cellulari, che confermano gli effetti antitumorali dei polifenoli, e i risultati degli studi clinici, spesso non chiari o addirittura negativi. “Quando consideriamo i potenziali effetti benefici dei polifenoli contro il cancro dobbiamo distinguere tra prevenzione e terapia”, spiega Gian Luigi Russo, responsabile del team di ricerca all’Isa-Cnr. “L’efficacia di un antiossidante non è la stessa nella cellula di una persona sana e in quella di un paziente affetto da tumore, a cui vengono somministrate alte dosi di antiossidanti in combinazione con radio o chemioterapia”.

L’interazione con lo spazio che ci circonda è disegnata dentro il nostro corpo. Concetti come alto e basso Concetti come alto e basso sono ancorati alle dita delle mani. Lo rivela uno studio del dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con l’Università di Reno (Nevada), appena pubblicato sulla rivista Cognition.

Milano, 14 giugno 2017 – Se sappiamo come muoverci nello spazio attorno a noi è anche grazie alla nostra mano nella quale si trova una mappa dello spazio intorno a noi, dove al pollice è associato il basso e all’indice l’alto.

Lo rivela lo studio Standard body-space relationships: fingers hold spatial information (doi: 10.1016/j.cognition.2017.05.014) appena pubblicato sulla rivista Cognition, realizzato da Daniele Romano e Angelo Maravita, rispettivamente assegnista di ricerca e docente di Psicobiologia e psicologia fisiologica nel Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con Francesco Marini, ex dottore di ricerca dell’Ateneo milanese, attualmente assegnista di ricerca (post-doc) all’Università di Reno (Nevada, Stati Uniti).

Negli ultimi tempi su alcuni quotidiani e su alcune pagine web è stato scritto che il Pap Test poteva andare in pensione sostituito dall'ormai sperimentata tipizzazione dello Human Papilloma Virus; il virus di cui alcuni sottotipi possono determinare il cancro della cervice uterina.
Niente di più falso, il pap test ci permette di studiare le cellule della portio uterina e di un tratto del canale uterino esterno mentre la tipizzazione dell'HPV ci dice se vi è un'infezione da HPV ed eventualmente di quale sottotipo si tratti.
Comunque lo screening per l'Human Papilloma Virus si sta dimostrando sempre più efficace come emerge da uno studio pubblicato dell'International HPV screening working group, in cui hanno collaborato vari centri europei tra cui “le Molinette” di Torino, sul Lancet del 3 novembre di quest'anno dal titolo "Efficacy of HPV-based screening for prevention of invasive cervical cancer: follow-up of four European randomised controlled trials."

 

MedicineI Papillomavirus sono un ampio ed eterogeneo gruppo di virus comprendente circa 100 genotipi completamente caratterizzati e più di 100 putativi nuovi tipi [1,2]. L'analisi filogenetica dei papillomavirus umani ed animali ha permesso di distinguere 16 generi identificati con le lettere dell'alfabeto greco (α, β, γ, δ, ε, ζ, η, θ, ι, κ, λ, μ, ν, χ, ο, π). I papillomavirus umani (HPV, dall’inglese Human Papilloma Virus) afferiscono ai generi α (prevalentemente mucosali) e β (cutanei). Il genere alfa comprende 50 genotipi diversi di HPV che infettano prevalentemente la mucosa genitale [2]. Questi virus sono stati distinti in gruppi ad alto o basso rischio oncogeno sulla base di dati epidemiologici relativi alla loro frequenza nelle lesioni neoplastiche di alto grado ed invasive (carcinoma della cervice uterina) [3-5].

Il nostro Paese è ormai finito negli ultimi posti in Europa anche per l’informazione ai giovani sulle malattie sessualmente trasmesse (MST). La popolazione più a rischio è quella degli adolescenti che non trovano né una giusta informazione sulle tematiche sessuali né sanno a chi rivolgersi in caso di problemi.

Si è da poco concluso il convegno su Prevenzione delle neoplasie della cervice uterina tenutosi dal 18 al 20 Ottobre presso l’Istituto Tumori di Napoli nell’ambito delle attività formative del CRPO (Centro Regionale per la Prevenzione Oncologica). Il convegno ha abbracciato le tre componenti della prevenzione oncologica: la prevenzione primaria, che per contrastare l’esposizione all’agente causale  oggi può avvalersi di una strategia vaccinale; la prevenzione secondaria, che per identificare ed eliminare lesioni di basso grado a rischio di progressione neoplastica, si avvale del pap-test (analisi citologica su un tampone cervico-vaginale); la prevenzione terziaria, che per ottimizzare le strategie terapeutiche per tipo e stadio delle specifiche neoplasie avanzate si avvale di esami radiografici, integrati da metodiche biomolecolari e  biochimiche.
L’ampiezza dell’argomento, che coinvolge virologi, biologi molecolari, medici e chirurghi ha determinato  necessariamente la integrazione e complementazione interdisciplinare di varie branche biomediche che hanno avuto la possibilità di condurre un confronto costruttivo sulle varie tematiche.
Da quanto emerso è chiaramente evidente lo sviluppo tecnologico degli ultimi anni che ha permesso la produzione di vaccini preventivi, ma anche l’uso di metodiche di screening biomolecolari per la ricerca del virus dell’HPV, e lo sviluppo di strategie terapeutiche conservative che permettono la salvaguardia della procreazione, soprattutto in donne giovani, che abbiano desiderio di maternità.

The Videocolposcopy of cervical canal

Corresponding Authors: Sergio Izzo *, MD,  Salvatore Negrotti**, MD.
* Department of Obstetric and Gynecology, A.O.R.N. ed Alta Specialità Sant’Anna e San Sebastiano  - Caserta
* AFaR , Associazione FateBeneFratelli per la Ricerca
**Department of Obstetric and Gynecology, Belcolle Hospital, Viterbo , Italy

Sommario:
La videocolposcopia dell’endocollo (VCSE) è una tecnica diagnostica, derivata dall’endocervicoscopia (ECS) che consente di studiare il canale cervicale per tutta la sua lunghezza, allo scopo di rilevare lesioni displasiche. e neoplastiche, eventualmente localizzate a tale livello.
Già nel corso di un normale esame isteroscopico è possibile, in uscita, esaminare l’endocervice; la VCSE si avvale egualmente dell’isteroscopio come strumento diagnostico ma la sua tecnica di esecuzione è ben diversa perché  richiede l’applicazione di acido acetico come colorante vitale della mucosa del canale cervicale; quindi, per certi aspetti, è sovrapponibile alla colposcopia, da  cui mutua le basi scientifiche e  il linguaggio descrittivo; è  per tali motivi che  noi la definiamo  come videocolposcopia dell’endocollo.

La microcolposcopia è una indagine che consente di osservare in vivo le cellule degli strati più superficiali dell’epitelio della cervice uterina .
Un primo tentativo di studiare le cellule in vivo è stato effettuato da Antoine e Grumberger con la messa a punto del microcolposcopio. Nel 1952 Walz progettava  un colpomicroscopio compatto, monoculare con ingrandimenti variabili da 17x a 250x, ma le dimensioni dell’apparecchiatura, del diametro di 23 mm, rendevano lo strumento particolarmente ingombrante e non adatto allo scopo, per cui la tecnica è stata ben presto abbandonata.

Padua Working Group on Female Genital Mutilations .University of Padua

Genital Stretching (GS) is an expansive genital modification improperly classified by WHO inside the Female Genital Mutilation (FGM) forms (4th type)1. Ritual GS2 is a traditional practice of the Central-Eastern and Southern African populations settled on the migration ways of the ancient Khoisanid populations3, who possessed labia minora elongation as an hereditary trait.

Gli effetti nocivi cronici del fumo a carico dell'organismo sono ben noti e ben evidenziati da numerosi studi epidemiologici, clinici e sperimentali. Tra gli apparati maggiormente colpiti dal danno del fumo vi è, senz'altro, l'apparato cardiovascolare, in particolare le arterie coronariche, renali, cerebrali e periferiche, dal cui danno possono derivare sequele, talora gravi, sul piano clinico a carico di organi e tessuti da esse irrorate. Studi epidemiologici condotti su ampia scala hanno ad esempio evidenziato che l'ipertensione arteriosa è più frequente tra i soggetti fumatori, nei quali, per altro vi è una correlazione significativa tra numero di sigarette fumate e spessore delle placche di ateroma a livello epiaortico.

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Scarsi peraltro risultano gli studi sinora effettuati sugli effetti indotti acutamente dall' inalazione del fumo di una o più sigarette. In campo sperimentale esami condotti su cavie e cani hanno fatto rilevare che il "carico" di diverse sigarette fatte inalare in breve tempo, comportano "effetti acuti" indotti dall' inalazione del fumo di sigaretta sia sul tono muscolare arteriolare che sull' endotelio capillare. In campo clinico disponiamo di due metodiche paracliniche che consentono di valutare questi effetti, rispettivamente la misurazione pressoria omerale continua ( Ambulatory Blood Pressure (ABP) per quanto riguarda gli effetti sulle arterie muscolari, e la teletermografia per quanto riguarda lo studio del microcircolo.

La teletermografia (TT) è una metodica atta a valutare il flusso superficiale nutritivo dell' epidermide sulla base del fatto che la tempeatura cutanea è strettamente correlata alle condizioni dei flusso del derma papillare. In campo clinico-vascolare la tecnica si è infatti dimostrata utile nello studio della microangiopatia diabetica, della sindrome di Raynaud, nell'acrocianosi e nello studio della vasocostrizione da steroidi topici.

Impiegando contemporaneamente le due metodiche, rispettivamente l' ABP e la TT, è stato di recente valutato l' effetto del fumo di più sigarette in soggetti rispettivamente normotesi ed ipertesi ed i risultati sono stati riportati in un lavoro recente (1) del quale vengono riportati i dati principali.

La tecnica termografica impiega una termocamera che per mezzo di uno scanner trasforma i quanti calorici in segnali elettrici e quindi in immagini video. Sul monitor le aree più chiare corrispondono convenzionalmente alle zone cutanee più calde e quelle più scure riflettono le più fredde, mentre nella visione a colori ciascun colore indica un diverso gradiente termico.

La metodica è stata ulteriormente migliorata da Ippolito e Di Carlo (2) con l' impiego della termostimolazione con la quale è possibile ottenere valori in secondi dei gradienti termici, raggiungendo quindi una notevole sensibilità rispetto alla TT diretta.

(FOTO AMPUTAZIONE TERMICA)
Fumatore iperteso
Termogramma di base (in alto)
Termogramma alla fine della terza sigaretta (in basso).
Evidente caduta dei gradienti termici, con suggestivo effetto di "amputazione termica".

Impiegano le tecniche TT e ABP è stato condotto uno studio su 20 soggetti fumatori, suddivisi in due gruppi, rispettivamente 10 normotesi e 10 affetti da ipertensione arteriosa di medio grado (secondo i criteri della American Hearth Association). I due gruppi erano omogenei per età (50 - 60 anni), costituzione fisica (normotipi), tipo di attività lavorativa (non addetti a lavori manuali), assenza di diabete e dislipemia. I soggetti erano invitati a fumare in una apposita stanza areata quattro sigarette nel corso di un'ora (una ogni 14 minuti). I controlli strumentali sono stati effettuati in condizioni basali, dopo ogni sigaretta e dopo 60' dall'accensione dell' ultima sigaretta.

I risultati hanno posto in evidenza nei normotesi e particolarmente negli ipertesi un significativo aumento della pressione arteriosa sistolica e diastolica, più evidente ad ogni successiva sigaretta fumata. Nel confronto tra i due gruppi l'incremento della pressione sistolica è risultata maggiore negli ipertesi. Inoltre, in tutti i soggetti normotesi il controllo finale eseguito 60' dopo l'accensione della quarta sigaretta ha evidenziato il ripristino dei valori iniziali, mentre in alcuni soggetti ipertesi non è stato osservato il ritorno ai valori basali, cosicchè la media finale di Pressione Arteriosa Sistolica è risultata superiore rispetto al tempo 0. Analoga risposta è stata osservata a carico del microcircolo cutaneo, con una progressiva caduta dei gradienti termici, segno di vacostrizione-ischemia, più evidente negli ipertesi.

Gli effetti osservati sia dopo una singola sigaretta che doopo più sigarette sulla pressione arteriosa osservati nel corso dello studio assumono un valore del tutto peculiare nel caso dei soggetti ipertesi. Infatti questi soggetti, già di per sé affetti da vasculopatia ipertensiva, vengono a subire in queste circostanze un ulteriore carico sui vasi di resistenza, con peggioramento delle condizioni emodinamiche ed esponendoli a gravi sequele sul piano clinico.

Anche l'effetto di vasocostrizione a livello cutaneo è risultato più evidente nei soggetti ipertesi ed è da presumere che analoga riduzione del flusso avvenga anche a carico dei vasi e capillari di altri organi.

Questi dati specie se confermati attraverso ulteriori studi, diverrebbero indicativo di un effetto più generale siui vasi dell' intero organismo. Inoltre poiché gli incrementi progressivi di vasocostrizione osservati ad ogni sigaretta sono apparsi percentualmente sovrapponibili alle variazioni pressorie, è da ritenere che la teletermografia (TT), per la sua semplicità di esecuzione e di documentazione, possa costituire un mezzo di indagine semplice ed accessibiòle per lo studio e la valutazione delle alterazioni sia macro che microvascolari sistemiche.

Infine, poiché le immagini televisive di "amputazione" delle dita sono di sicuro ed immediato effetto psicologico sull' osservatore-fumatore, è possibile prevederne un possibile impiego nelle campagne di prevenzione (cinema, televisione etc.) nei riguardi della polazione generale ed in particolare di quella scolastica . per cui va sottolineata l'importanza sul piano preventivo della educazione sanitaria della popolazione in generale ed in particolare dei giovani, al fine di ridurre ed eliminare l'abitudine al fumo.

 

STUDIO TERMOGRAFICO
Rilievi termografici in condizioni basali e rispettivamente dopo la 1a, 2a, 3a e 4a sigaretta
e dopo 1 ora dall'ultima sigaretta. I tempi di ripresa termica (TRT) sono espressi in secondi.
Termostimolo di + 5°Cx20"

 

 

 

Bibliografia:

Di Carlo A, Ippolito F.
[Early effects of cigarette smoking in hypertensive and normotensive subjects. An ambulatory blood pressure and thermographic study]
Minerva Cardioangiol. 2003 Aug;51(4):387-93.
Di Carlo A.
Thermography and the possibilities for its applications in clinical and experimental dermatology.
Clin Dermatol. 1995 Jul-Aug;13(4):329-36.

Link: www.teletermografia.it

Autore: Aldo Di Carlo
Istituto Dermatologico S. Gallicano - IRCCS - ROMA

 

 

 

 

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