Aprile 2025

Photo: Ferhat Kaya

 


Nuove datazioni radioisotopiche di depositi vulcanici segnano una svolta nello studio dell'evoluzione dei mammiferi.

Ricercatori dell'Università di Oulu, in Finlandia, stanno partecipando a una ricerca che promette di far luce sull'evoluzione dei primi esseri umani. Un team internazionale, co-diretto dall'Università di Oulu, ha datato con successo importanti siti fossiliferi nell'Anatolia centrale, in Turchia, a un periodo compreso tra 7 e 10 milioni di anni fa, utilizzando un nuovo metodo di datazione radioisotopica Argon-Argon (⁴⁰Ar/³⁹Ar).

In Cappadocia, situata all'incrocio dei continenti, si sono conservati strati ricchi di rari fossili, mescolati a cenere vulcanica proveniente da eruzioni esplosive. "Sebbene i metodi radioisotopici non siano nuovi nella determinazione dell'età dei fossili, questo rappresenta un significativo cambio di paradigma nella datazione degli strati sedimentari vulcanici che contengono fossili di mammiferi", afferma il ricercatore Ferhat Kaya dell'Università di Oulu.

Pubblicato in Paleontologia



Un gruppo di ricercatori dell’Università di Genova e del CASD - Scuola Superiore Universitaria di Roma, in collaborazione con il Cyber-Defence Campus di Thun (Svizzera), nell’ambito delle attività di ricerca del partenariato PNRR SERICS (Security and Rights in the Cyberspace), ha identificato due pericolose vulnerabilità nel sistema di prevenzione delle collisioni aeree (TCAS) adottato dagli aeromobili civili.
Sfruttando tali vulnerabilità nelle stesse apparecchiature certificate in uso sugli aerei di linea, il team è riuscito a innescare falsi allarmi di collisione nella cabina di pilotaggio e a disabilitare una funzione critica del sistema TCAS.
In risposta a questa scoperta, l’agenzia federale statunitense CISA (Cybersecurity and Infrastructure Security Agency) ha pubblicato un primo bollettino di sicurezza nel mese di gennaio 2025.

Pubblicato in Tecnologia
Venerdì, 11 Aprile 2025 06:31

Linee di luce nelle profondità del cervello


Team internazionale di ricerca mette a punto nuovo metodo per estrarre “l’impronta molecolare” delle aree cerebrali profonde.
Un nuovo metodo sperimentale che permette di identificare un’impronta molecolare del tessuto cerebrale in aree remote del cervello apre nuove strade per lo studio del sistema nervoso centrale.
Un gruppo di istituti di ricerca e università che include l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) nei Centri di Lecce e Genova, il Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Padova, l’Università del Salento, l'Università 'Magna Graecia' di Catanzaro e il Politecnico di Bari, ha individuato un approccio innovativo per analizzare la composizione molecolare del tessuto neurale, estraendone un’impronta digitale che permette di valutarne caratteristiche sia fisiologiche che patologiche.


Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Nature Methods, ed è stato eseguito anche in collaborazione con il Centro National de Investigaciones Oncologicas e il Consejo Superior de Investigaciones Cientificas - Instituto Cajal di Madrid.

Pubblicato in Medicina

 

Pubblicata la prima norma UNI che prevede l'utilizzo della spettroscopia di risonanza magnetica nucleare (NMR) in alta risoluzione per l'identificazione di adulteranti saccaridici aggiunti al miele, rilevando quindi la presenza di frodi. Il risultato è frutto del gruppo di lavoro coordinato dal Cnr-Scitec di Milano, nell’ambito dell’accordo di collaborazione tra le due istituzioni.

 L’Ente italiano di Normazione (UNI) ha da poco pubblicato la norma UNI 11972:2025 Miele, che fornisce un metodo analitico basato sulla tecnica spettroscopia di risonanza magnetica nucleare (NMR) in alta risoluzione per identificare marker specifici di tre aduteranti saccaridici maggiormente utilizzati per diluire il miele: inulina, zucchero invertito e sciroppo di mais/malto. La pubblicazione della norma segna un importante traguardo per il riconoscimento ufficiale delle tecniche NMR in campo giuridico.

Pubblicato in Tecnologia

 

Esaminati oltre 3800 pazienti in 27 paesi diversi.

L’insufficienza renale acuta (AKI) è una delle complicanze più gravi in pazienti con cirrosi epatica e la sua prevenzione e trattamento rappresenta una priorità nella gestione di questi pazienti.

Un ampio studio internazionale pubblicato su «The Lancet Gastroenterology & Hepatology» ha analizzato questa condizione in oltre 3.800 pazienti ricoverati per cirrosi scompensata in 65 ospedali di 27 paesi, su cinque continenti. Si tratta del più grande studio mai condotto sull’argomento e ha evidenziato differenze significative nel modo in cui questa condizione viene trattata nel mondo. Questi risultati possono contribuire a migliorare le strategie di cura e ottimizzare la gestione clinica dei pazienti.

Pubblicato in Medicina


Un recente studio condotto da Sapienza Università di Roma, Università della Tuscia e Università di Pisa retrodata la coltivazione dell’olivo in Sicilia all’Età del Bronzo. Lo studio è stato pubblicato sul “Quaternary Science Reviews”
L’olivo è uno dei simboli più iconici del bacino del Mediterraneo, le cui prime pratiche di utilizzo e coltivazione furono sviluppate nel Vicino Oriente a partire da circa 7.000 anni fa. L’inizio dell’olivicoltura in Europa meridionale, tuttavia, è ancora oggetto di dibattito fra gli studiosi.

Pubblicato in Ambiente

 


Uno studio coordinato dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche, con la partecipazione dell’Università Sapienza e dell’istituto Sintef Ocean, ha rilevato la presenza di farmaci e prodotti per la cura personale nelle acque del fiordo artico Kongsfjorden, alle isole Svalbard. Sul lungo periodo sono a rischio di sopravvivenza gli organismi acquatici che vivono in questo peculiare ecosistema marino. I risultati sono stati pubblicati su Science of The Total Environment.


Individuate tracce di farmaci e prodotti per la cura della persona nelle acque marine superficiali e reflue nel Kongsfjorden, fiordo situato nell’arcipelago artico delle isole Svalbard. È quanto emerge da una ricerca pubblicata sulla rivista Science of The Total Environment, coordinata dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma (Cnr-Isp) e realizzata in collaborazione con l’Università di Roma Sapienza e l’istituto di ricerca norvegese Sintef Ocean.

Pubblicato in Ambiente

 

 

I ricercatori ugandesi hanno sviluppato un metodo per trasformare i rifiuti generati dalla produzione di cuoio in una soluzione agricola ricca di nutrienti per la coltivazione del caffè. L'innovazione affronta sfide critiche nel settore agricolo dell'Uganda, mirando alla gestione dei rifiuti e alla fertilità del suolo attraverso un approccio scientificamente avanzato alla produzione di fertilizzanti organici.

Trasformando i rifiuti della lavorazione del cuoio in un fertilizzante organico intelligente, gli scienziati sperano di migliorare la crescita economica, la sostenibilità ambientale e il benessere sociale, ha affermato Simon Peter Musinguzi, ricercatore principale e docente senior presso l'Università dei Martiri dell'Uganda.

Pubblicato in Scienza generale

 

Le cellule con attività elettrofisiologica ottenute all'Università dei Paesi Baschi (UPV/EHU) stanno aprendo nuove strade per lo studio delle malattie neurodegenerative e lo sviluppo di futuri trapianti autologhi. Uno studio della UPV/EHU pubblicato nella prestigiosa rivista Stem Cell Research & Therapy ha dimostrato che le cellule staminali estratte dalla polpa dentale umana possono essere trasformate in cellule neuronali eccitabili e ha evidenziato il potenziale di queste cellule facilmente accessibili per l'ingegneria dei tessuti nervosi. Questa scoperta consentirà di promuovere i progressi nella terapia cellulare per il trattamento di varie malattie neurodegenerative, come la malattia di Huntington e l'epilessia.

Pubblicato in Medicina


L’Università di Pisa ha coordinato lo studio pubblicato su Nature Communications.

Il livello attuale del mare lungo la costa atlantica dell’Africa è più alto di oltre 100 metri rispetto a 30.000 anni fa. Il dato emerge da uno studio coordinato dal professor Matteo Vacchi del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa pubblicato sulla rivista Nature Communications. La ricerca ha mostrato come il livello dell’Atlantico sia stato fortemente influenzato dai cambiamenti climatici e dalla fusione delle calotte glaciali.

“Studiando le fluttuazioni avvenute negli ultimi 30.000 anni – spiega Vacchi - potremmo affinare i modelli climatici e migliorare le previsioni sulle reazioni del sistema Terra rispetto ai cambiamenti attuali. Molte regioni costiere africane, comprese città densamente popolate e ambienti naturali sensibili, sono direttamente minacciate dall'innalzamento del livello del mare. Studi come questo aiutano a comprendere la vulnerabilità di queste aree e a sviluppare strategie di adattamento e mitigazione. Infatti, la fascia costiera rappresenta circa il 56% del prodotto interno lordo (PIL) dei paesi dell’Africa occidentale, rendendola una risorsa economica e sociale chiave altamente vulnerabile ai cambiamenti del livello del mare causati dal clima”.

Pubblicato in Geologia
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