Race for the cure

Tre giorni di salute, sport, benessere e soprattutto di sensibilizzazione dell'opinione pubblica riguardo all'importanza della prevenzione nella lotta ai tumori del seno. Questa è "Race for the cure", manifestazione sportiva giunta alla 13ª edizione che si è disputata dal 18 al 20 maggio a Roma, nella suggestiva sede dello Stadio delle Terme di Caracalla.
L'evento benefico, che quest'anno ha visto la partecipazione di ben 50.000 atleti, è stato patrocinato dalla Presidenza della Repubblica, dal Comune e dalla Provincia di Roma, dal Policlinico Gemelli, dal CONI e dalla Federazione Italiana di Atletica leggera.
La "Race for the cure" è la manifestazione principale della Susan G. Komen, organizzazione di volontariato e senza scopo di lucro che dal 2000 si mobilita nella lotta ai tumori del seno.
Numerose ed interessanti le iniziative realizzate durante i tre giorni nei quali si è svolta la manifestazione.
Laboratori educativi circa le norme di prevenzione dei tumori; incontri con gli esperti di alimentazione, attività fisica e stili di vita; aree dedicate al fitness ed allo svolgimento di altre attività sportive come il kick boxing; stand di meditazione, yoga riflessologia e agopuntura; spazio dedicato alla bellezza con esperte di make-up artist; aree per l'intrattenimento dei più piccoli.
Mestiere donna

Il giorno 8 marzo, in occasione della ricorrenza della Festa della donna, è stata inaugurata una interessante mostra fotografica presso la Casa della Memoria e della Storia di Roma, intitolata "Mestiere donna".
L'esposizione, a cura di Eugenia Querci e Bianca La Rocca, è stata organizzata da Maurizio Bartolucci ed è patrocinata dall'Assessorato alle Politiche Culturali del Comune.
Il percorso fotografico consta del materiale della Fondazione Nevol Querci che raccoglie l'archivio storico del periodico "Avanti!"
Le foto esposte, tutte di grande impatto emotivo, hanno come soggetto comune il mondo del lavoro femminile e permettono al visitatore di ricostruire il percorso compiuto dal nostro Paese per quanto concerne la piena affermazione e la tutela dei diritti civili e sociali della donna dal secondo dopoguerra fino alla metà degli anni sessanta. Un percorso dunque molto rappresentativo del reale sviluppo della democrazia in Italia durante la seconda metà del secolo scorso.
La Libia ad un anno dalla rivolta

In occasione della presentazione al pubblico del libro: "Libia: fine o rinascita di una nazione?", scritto da Karim Mezran e Arturo Varvelli, si è tenuto, il giorno 14 maggio presso il Centro di Studi Americani, uno stimolante convegno dal titolo: "La Libia ad un anno dalla rivolta: quale ruolo per Stati Uniti ed Europa?".
All'incontro hanno partecipato quali relatori il Prof.Lucio Caracciolo, Direttore di Limes, Alberto Negri, inviato in Medioriente de "Il Sole 24 Ore", Duilio Giammaria, giornalista RAI e gli autori del volume presentato.
Il Convegno si è aperto con una breve introduzione da parte del Presidente del Centro di Studi Americani, il Prof. Giuliano Amato, che ha illustrato i temi sui quali si sarebbero confrontati i relatori.
La politica comune europea, in particolare quella italiana ed il Diritto Internazionale sono, secondo Karim Mezran, i veri sconfitti della cosiddetta "primavera araba". Lo studioso ha dichiarato che, in occasione dei movimenti di protesta che hanno infiammato i Paesi del Nord Africa poco più di un anno fa, le istituzioni comunitarie responsabili della politica estera hanno dato dimostrazione della propria impreparazione e della mancanza di concertazione al loro interno. Una carenza resa evidente dalla indipendenza delle scelte prese dai singoli Stati europei e dalla mancata programmazione di un piano "post-Gheddafi". Mezran ha proseguito il proprio intervento sottolineando come, ad eccezione dell'ENI che ha interagito autonomamente con le nuove realtà politiche salvaguardando i propri interessi economici, la diplomazia italiana ha perso la posizione di forza detenuta precedentemente con le istituzioni libiche. Ciò ha pregiudicato inevitabilmente gli accordi antecedenti che vedevano il nostro Paese come fornitore principale di tecnologia, in cambio di parte dei proventi della estrazione degli idrocarburi. Le modalità, del tutto discutibili secondo Mezran, con cui il Leader libico è stato contrastato dalle potenze occidentali, ha creato un pericoloso precedente che mette a repentaglio le regole consuetudinarie proprie del Diritto internazionale.
World Press Photo 2012

Una versione della "Pietà" di Michelangelo in chiave moderna. Nel soggetto della foto scattata dallo spagnolo Samuel Aranda, vincitrice del primo premio del "World Press Photo 2012", appare la composta drammaticità e la struggente plasticità della celeberrima scultura del Buonarroti.
La foto, che ritrae una donna che tiene tra le sue braccia il figlio ferito, è stata scattata in una moschea di Sanaa, capitale dello Yemen, nell'ottobre del 2011 durante gli scontri tra oppositori e milizie del regime del Presidente Ali Abdul Saleh ed è stata presentata al pubblico italiano, insieme alle altre 160 fotografie vincitrici del prestigioso riconoscimento, il giorno 28 aprile presso il Museo di Roma in Trastevere.
L'esposizione del World Press Photo 2012, giunta alla 55ª edizione e considerato il più importante e famoso premio internazionale di foto-giornalismo, è stata promossa dall'Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico-Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale in collaborazione con l'Agenzia fotografica "Contrasto", la World Press Photo Foundation di Amsterdam e la Zètema Progetto Cultura.
Le relazioni tra Stati Uniti e Iran

Il giorno 4 maggio, presso il Centro di Studi Americani di Roma, si è tenuto un interessante Convegno intitolato "Stati Uniti e Iran: verso un confronto?". L'incontro, organizzato in collaborazione con l'Ambasciata statunitense in Italia, ha rappresentato una preziosa occasione per riflettere sullo stato delle relazioni diplomatiche che attualmente intercorrono tra gli Stati Uniti e l'Iran alla luce della cosiddetta "primavera araba" e dell'avvicinarsi delle elezioni presidenziali americane.
Il gruppo di relatori che è intervenuto al Convegno ha garantito analisi di grande lucidità e intelligente acume.
Il Presidente del Centro Studi Americani, Prof. Giuliano Amato, ha introdotto i temi ed ha presentato i relatori: Halen Esfandiari, Direttrice del Programma per il Medioriente presso il Woodrow Wilson International Center, nonchè autrice del volume "La Mia Casa, La Mia Prigione, La Mia Patria: La voce di una donna dall'Iran in Rivolta", a causa della cui pubblicazione nel 2009 l'autrice ha conosciuto la triste esperienza del carcere per oltre tre mesi per decisione del Regime al governo; Meir Javedanfar, membro dell'Interdisciplinary Center di Herzliya considerato, come ha sottolineato il Prof. Amato, uno dei maggiori conoscitori della figura del Presidente iraniano Ahmadinejad; Rouzbeh Parsi, Ricercatore presso l'European Union Istitute for Security Studies; il Dott. Roberto Toscano, ex Ambasciatore italiano a Washington.
I have a dream

Interessante e significativa iniziativa quella compiuta dalla città di Nantes, che ha da poco inaugurato il monumento "Memoriale dell'abolizione della schiavitù". Posto sulla riva destra della Loira, nel pieno centro della graziosa cittadina francese, il monumento rappresenta un'ottima occasione per ricordare e commemorare le vittime di una delle più gravi violazioni dei diritti umani nella storia della nostra civiltà.
Non è per caso che la celebrazione avviene in questa ridente cittadina. Infatti dalla metà del secolo XVII alla metà del XIX, la Francia ha organizzato oltre 4220 spedizioni negriere. Un milione trecentottantamila individui sono stati deportati dai territori centro-occidentali dell'Africa alle piantagioni del Sud America e dei Caraibi. Molte di quelle navi partirono proprio dal porto di Nantes.
Il Memoriale è stato realizzato in una struttura di oltre 7000 mq² sotterranei e sviluppa un percorso che si compone di ricostruzioni storico-geografiche che illustrano le modalità di questa disumana pratica. Prendere coscienza della portata numerica del fenomeno risulta impressionante.
Memorie di un'era che passa

La collezione di acquerelli intitolata: "Roma pittoresca. Memorie di un'era che passa", oggi esposta permanentemente presso il Museo di Roma in Trastevere, è la testimonianza del timore di Ettore Roesler che gli interventi urbanistici pianificati nell'Italia appena unificata potessero cancellare inesorabilmente alcuni scorci più caratteristici e suggestivi della Roma antica.
Tale collezione, maturata nel decennio tra il 1870 ed il 1880, consta di 119 tele, originariamente 120 prima di un furto avvenuto nel 1996 durante una esposizione in Germania, opere che hanno contribuito in maniera significativa alla notorietà dell'artista in tutto il mondo.
Dove va la destra americana?

Le elezioni presidenziali americane ormai alle porte pongono una serie di legittimi interrogativi relativi alla fine del Governo Obama. Un interesse, quello nei confronti della politica statunitense, che scaturisce non tanto da un fine meramente accademico quanto dalla necessità di prevedere i possibili sviluppi che la politica d'oltreoceano potrebbe assumere in una fase internazionale di forte instabilità finanziaria e politica. Necessità che appare quanto mai concreta per le ripercussioni che le scelte politiche americane, in ambito economico, hanno sia su quelle europee sia nelle relazioni internazionali degli alleati Nato.
Facendo riferimento alle proiezioni svolte di recente sulle elezioni, si paleserebbe un Partito Democratico indebolito ma comunque unito nel riconoscere la leadership del Presidente Obama ed un Partito Repubblicano in una condizione di "confusione" che sembrerebbe incapace di esprimere non solo una leadership ma anche una piattaforma di valori e di idee comuni.
Per analizzare e chiarire lo stato di fermento che vive attualmente la destra negli USA, il giorno 13 marzo, presso il Centro Studi Americani di Roma, è stato presentato un nuovo volume intitolato "Tea Party-La rivolta populista e la destra americana". L'evento è avvenuto alla presenza di Giovanni Borgognone, Docente di Storia delle Dottrine Politiche presso l'Università di Torino e autore del citato volume unitamente a Martino Mazzonis, Sergio Fabbrini, Direttore della School of Government presso l'Univerità Luiss di Roma, Pamela Harris, Docente della John Cabot University, Guido Moltedo giornalista di "Europa", Massimo Teodori, storico americanista, e Giancarlo Bosetti, direttore di "Reset".
La prima parte della conferenza è stata dedicata alla definizione dei Tea Parties, movimenti politici ispirati alla storica ribellione avvenuta nel 1773 a Boston durante la quale i coltivatori locali si ribellarono alle elites centraliste accusandole di avere tradito l'America. Espressione di sentimenti "antipolitici" ed anti-federali, favorevoli invece ad una tradizionale organizzazione confederale del sistema degli Stati, oggi i Tea Parties si ritengono paladini della middle class statunitense di cui incarnano umori e frustrazioni.
Un anno dopo

Ad un anno dal terremoto e dal conseguente tsunami che ha sconvolto il Giappone, l'Istituto Nipponico di cultura di Roma ha celebrato la ricorrenza con una serie di iniziative tra cui una coinvolgente mostra fotografica.
L'esposizione allestita vuole ricordare le conseguenze devastanti del terremoto di magnitudo 9 che l'11 marzo 2011 si è verificato a largo della località di Sanriku ma soprattutto si propone di testimoniare la grande capacità di reagire del popolo nipponico dinanzi all'immane tragedia nonché la gara di solidarietà da parte dell'intera comunità internazionale nel partecipare all'emergenza.
Le foto raccontano come squadre di soccorso, medici, militari e volontari sono accorsi fin dalle fasi immediatamente successive lo tsunami, da tutti gli angoli del Pianeta per ricercare, curare e sfamare i superstiti del sisma. Ciò senza distinzioni politiche o etniche: a testimonianza la foto che ritrae medici giordani ed israeliani lavorare fianco a fianco per accudire i sopravvissuti.
Il Telescopio Hubble scopre la genesi degli ammassi stellari

Osservare le prime fasi della fusione tra gruppi di stelle massicce. Fino a poco tempo fa era solo un progetto di ricerca. Oggi, grazie agli ultimi rilevamenti del Telescopio Spaziale Hubble della NASA, gli astronomi hanno colto segni di una fusione tra due gruppi di stelle ultramassicce nella regione 30 Doradus (o Nebulosa Tarantola), una piccola galassia satellite alla nostra Via Lattea distante 170.000 anni luce, nella Grande Nube di Magellano.
La ricerca rappresenta un importante tassello nella comprensione dell’origine di alcuni fra gli ammassi stellari più grandi. La scoperta è presentata da una giovane scienziata italiana, Elena Sabbi, che lavora nel Maryland presso lo Space Telescope Science Institute (STScI) di Baltimora. Insieme al suo team, da tempo la Sabbi stava osservando la Nebulosa della Tarantola, un luogo privilegiato per gli astronomi poiché è popolato da stelle giovani e veloci in grado di fornire preziose informazioni sulla genesi degli ammassi più grandi in cui spesso confluiscono.
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