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Cervical cancer remains a major health threat for women globally, with the highest incidence in developing nations. Despite the availability of preventive measures, challenges such as limited healthcare resources and inadequate screening programs continue to undermine global efforts to eliminate the disease. The World Health Organization (WHO) has set an ambitious target to screen 70% of women aged 35 to 45 by 2030, a goal deemed essential to reduce mortality rates. However, achieving this requires innovative solutions that are both effective and scalable, particularly in regions where access to healthcare is restricted.

A team of researchers from the Chinese Academy of Medical Sciences and Peking Union Medical College, in collaboration with the International Agency for Research on Cancer, has recently published a comprehensive review (DOI: 10.20892/j.issn.2095-3941.2024.0198) in Cancer Biology & Medicine. The article examines the current and future applications of artificial intelligence (AI) in improving cervical cancer screening methods.

Pubblicato in Scienceonline


Un team internazionale di scienziati di cui fanno parte l’Università degli Studi di Milano e l’Università Sapienza di Roma, analizzando fossili di brachiopodi ha dimostrato come nel Paleozoico l’incremento di anidride carbonica (CO2), dovuto a un’intensa attività vulcanica, sia risultato concomitante alla riduzione dei ghiacciai e a un incremento della temperatura superficiale media degli oceani fino a 4 gradi centigradi. Questo studio pubblicato su Nature Geoscience ci può aiutare a comprendere meglio i cambiamenti climatici attualmente in atto e le loro conseguenze.
Studiare il riscaldamento globale del passato per capire i cambiamenti climatici del presente. Durante la sua lunga storia, la Terra ha sperimentato condizioni climatiche molto diverse, alternando fasi glaciali a periodi di riscaldamento globale che hanno plasmato il pianeta e influenzato l'evoluzione degli organismi. Ancor prima della comparsa dei dinosauri, durante il tardo Paleozoico (circa 300 milioni di anni fa) ebbe luogo una delle glaciazioni più estese, terminata con una fase di riscaldamento che portò alla scomparsa quasi completa dei ghiacciai e delle calotte polari con importanti conseguenze sulla biodiversità.

Pubblicato in Paleontologia
Martedì, 14 Gennaio 2025 07:41

Le capsule che "catturano" gli inquinanti


Pubblicato su «Nature» lo studio di un team internazionale di ricercatori delle Università di Padova e Hong-Kong che svela un nuovo materiale “intelligente” di dimensioni nanoscopiche per immagazzinare e rilasciare sostanze in modo controllato.


Studiare materiali innovativi che individuino e catturino sostanze inquinanti per aria e acqua è oggi di fondamentale importanza: un aiuto nella preparazione di questi nuovi materiali arriva dalle capsule proteiche artificiali. In biologia le capsule proteiche svolgono funzioni essenziali in diversi processi, tra cui il trasporto e l’immagazzinamento di sostanze che spaziano dal fragile materiale genetico dei virus al ferro contenuto nelle ferritine.

Pubblicato in Tecnologia


La quarta campagna antartica del progetto Beyond EPICA - Oldest Ice, finanziato dalla Commissione Europea, ha raggiunto un risultato storico per le scienze del clima. Un team internazionale di scienziate e scienziati è riuscito nell’impresa di estrarre carote di ghiaccio fino alla profondità di 2.800 metri, toccando la roccia sottostante la calotta antartica. Questi campioni di ghiaccio potrebbero rivelare, per la prima volta, dettagli fondamentali sulla storia del clima e dell’atmosfera terrestre, estendendo questa conoscenza oltre la soglia degli 800.000 anni e fornendo una registrazione continua del nostro clima tornando indietro nel tempo fino a 1,2 milioni di anni fa e probabilmente oltre. Coordinato dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp), il progetto punta a risolvere uno dei misteri più complessi delle scienze del clima

Nel campo remoto di Little Dome C, in Antartide, un team di ricerca composto da dodici istituzioni scientifiche di dieci Paesi europei ha raggiunto un risultato storico per le scienze del clima. La campagna di perforazione decisiva del progetto europeo Beyond EPICA – Oldest Ice ha raggiunto la profondità di 2.800 metri, dove la calotta glaciale antartica incontra la roccia sottostante. Il ghiaccio estratto conserva un archivio senza eguali sulla storia climatica della Terra, fornendo informazioni dirette sulle temperature atmosferiche e le concentrazioni di gas ad effetto serra nell’arco di 1,2 milioni di anni e probabilmente oltre.

Pubblicato in Geologia



Un team multidisciplinare di INGV e Cnr ha analizzato la porzione sommersa dei Campi Flegrei e del fondale marino circostante, identificando una caldera rimasta finora sconosciuta e una vasta frana sottomarina. La ricerca è pubblicata su Geomorphology

Nuove indagini magnetiche su un sistema vulcanico sottomarino attivo situato al largo della costa occidentale dell’Italia, in corrispondenza dei Campi Flegrei e dell’Isola di Ischia, hanno identificato sul fondale marino una serie di strutture geologiche finora sconosciute, tra cui i residui di un'antica caldera e una vasta frana.
È quanto emerge da uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar), recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Geomorphology.

Pubblicato in Geologia


Un team di ricercatori, coordinato dal Prof. Paolo Tarolli, del Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali (TESAF) dell’Università di Padova, ha condotto uno studio per determinare le principali cause globali dell’intrusione del cuneo salino nell’agricoltura costiera e quantificare l’estensione delle aree potenzialmente a rischio. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista «Environmental Research Letters» e vede come prima autrice la dott.ssa Aurora Ghirardelli del TESAF.
L'agricoltura costiera riveste un ruolo fondamentale per la produzione alimentare globale. Molti sistemi agricoli costieri si trovano nei grandi delta fluviali, aree densamente abitate e coltivate. Oltre alla loro importanza economica, queste zone hanno un elevato valore naturalistico e socio-culturale, tanto che numerose aree agricole costiere sono protette da iniziative dell'ONU come siti UNESCO o Sistemi del Patrimonio Agricolo di Rilevanza Globale della FAO.

Tuttavia, l’agricoltura costiera è sempre più minacciata dall'intrusione del cuneo salino, un fenomeno di risalita dell’acqua salata verso l’entroterra, sia in superficie che nel sottosuolo, che porta a scarsità di acqua dolce, salinizzazione del suolo, perdita di fertilità e danni alle colture. I cambiamenti climatici in atto, insieme alle numerose pressioni antropiche che agiscono sull’agricoltura costiera, possono seriamente minacciare la sicurezza alimentare di queste zone e non solo, poiché proprio nelle aree costiere sono situati alcuni dei principali “granai” a livello mondiale, come i delta del Nilo, del Mekong o del Gange-Brahmaputra-Meghna. Nonostante la rilevanza del fenomeno a livello mondiale, manca una visione globale d’insieme sull'impatto dell'intrusione del cuneo salino sull'agricoltura costiera. Questa lacuna rende difficile confrontare diverse regioni, identificare aree con dati scientifici sufficienti e progettare misure di adattamento mirate.

Pubblicato in Ambiente


Crescita dello smalto dentale più lenta e nessuna differenza tra i due sessi: un nuovo studio, frutto della collaborazione tra la Sapienza, l’Università di Bologna e l’Università di Modena e Reggio Emilia, rivela importanti informazioni sullo sviluppo dei bambini medievali italiani. I risultati pubblicati sulla rivista PLOS ONE
Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Plos One e condotto in collaborazione tra Sapienza Università di Roma, l’Università di Bologna, l’Università di Modena e Reggio Emilia, ha rivelato una differenza significativa nei tempi di sviluppo dentale tra i bambini medievali italiani e i bambini europei moderni.

Pubblicato in Paleontologia



A groundbreaking discovery has highlighted lithium—a drug long used to treat bipolar disorder and depression—as a potential therapy for autism spectrum disorder (ASD). This research, conducted by a team at the Center for Synaptic Brain Dysfunctions within the Institute for Basic Science (IBS) led by Director KIM Eunjoon, reveals that lithium can restore brain function and alleviate behavioral symptoms in animal models of ASD caused by mutations in the Dyrk1a gene.

ASD is a neurodevelopmental disorder affecting 2.8% of the global population, characterized by social deficits, repetitive behaviors, intellectual challenges, and anxiety. Because ASD imposes a heavy burden not only on the patients themselves but on their families and society as a whole, new therapeutic methods must be developed to treat the core symptoms of ASD. Despite its prevalence, there are no definitive treatments or preventive measures.

Among the many genetic risk factors for ASD, Dyrk1a mutations stand out as significant, leading to conditions such as Dyrk1a syndrome. Patients carrying Dyrk1a loss-of-function mutation have presented with ASD, microcephaly, language problems, social disability, and anxiety. The mouse model carrying Dyrk1a I48K truncation mutation (a human patient mutation), also mimics these phenotypes closely.

Pubblicato in Scienceonline


Frutto della ricerca di tre Istituti del Consiglio nazionale delle ricerche, è un innovativo catalizzatore a basso costo e ad alta efficienza per la produzione elettrolitica di idrogeno dall’acqua, denominato “Nigraf”. Descritto su Cell Reports Physical Science, incapsula al suo interno una struttura di ossido di grafene

 E’ pubblicato sulla rivista Cell Reports Physical Science lo studio relativo alla messa a punto di un nuovo catalizzatore a basso costo ed alta efficienza denominato “NiGraf” per la produzione elettrolitica di idrogeno dall’acqua, frutto di un team del Consiglio nazionale delle ricerche composto da ricercatori e ricercatrici dell’Istituto di cristallografia del Cnr di Bari (Cnr-Ic), dell’Istituto dei composti organometallici del Cnr di Firenze (Cnr-Iccom), e dell’Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati del Cnr di Palermo (Cnr-Ismn).

Pubblicato in Tecnologia


Un gruppo ricerca guidato da scienziati dell’Università di Bologna ha messo a punto un sistema che utilizza un particolare batteriofago, un virus che infetta i batteri e innocuo per gli esseri umani, come stampo per la sintesi di nuove nanoparticelle fotosensibili, capaci di eliminare in modo mirato cellule e tessuti tumorali.


Anche i virus possono diventare nostri alleati. In particolare, alcuni virus che infettano i batteri possono, per esempio essere modificati geneticamente affinché diventino di fatto nanobioparticelle mirate, in grado di eliminare specifiche cellule e tessuti tumorali. Un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna ha utilizzato a tale scopo alcuni batteriofagi da modificare in nuove nanoparticelle. Lo studio è stato realizzato nell’ambito del progetto NanoPhage, sostenuto da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro. I risultati pubblicati sulla rivista Small hanno mostrato che questa strategia potrebbe diventare un importante strumento in molti campi diagnostici e terapeutici, incluso l’ambito oncologico. "Abbiamo messo a punto e testato un metodo che sfrutta le proprietà di specifici virus innocui per gli esseri umani. Opportunamente modificati in laboratorio, tali virus potrebbero permettere di superare alcune limitazioni dell'utilizzo di nanoparticelle in medicina", spiega Matteo Calvaresi, professore al Dipartimento di Chimica "Giacomo Ciamician" dell'Università di Bologna e ricercatore all'IRCCS Policlinico di Sant'Orsola, che ha coordinato lo studio. "Quando viene esposta alla luce, la nanobioparticella che abbiamo realizzato è capace di eliminare rapidamente le cellule e i tessuti tumorali con grande selettività, risparmiando le cellule sane".

Pubblicato in Medicina

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